domenica 22 gennaio 2012

Alcune delle interpretazioni by Rita...


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per ascoltare le ultime personali interpretazioni 
cantate e suonate da Rita Tunes dal cd (in preparazione)
Memories

giovedì 12 gennaio 2012

Il Cd "THE WORLD OF DAISY BROWN" opera prima di Maurizio Tancredi


Maurizio è un bravo e conosciuto musicista che compone, suona e canta (molto bene anche in inglese) da moltissimi anni.
Ecco che ora, anche a richiesta dei suoi amici, propone una scelta di sue composizioni raccolte in un cd dedicato ai suoi fans per una più completa conoscenza della sua musica.

Questo lavoro, composto da 12 canzoni, è una piacevolissima scoperta di brani per tutti i gusti e gli amanti di atmosfere principalmente romantiche, che parlano di amore e natura,e che rivisitano e reinterpretano gli anni '60; è veramente difficile dire quale sia la migliore perchè tutte sono molto piacevoli e rivelano una certa profondità emozionale.

"The world of Daisy Brown", che dà il titolo al CD, ci offre immagini surreali completate da coretti ed un magnifico assolo di chitarra elettrica;  "Lady Blue", dedicata ad una Lovely Lady, ed accompagnata da un gradevolissimo giro armonico.

In "Little humming bird" echeggiano le ispirazioni da melodie beatlesiane, ma Maurizio nè fa un'interpretazione personale con un testo romantico, accompagnato da violini e violoncelli che creano un'atmosfera molto sognante. Anche in "The rythm of the wind" ascoltiamo una bella chitarra riecheggiante gli Shadows, mentre il testo ancora una volta si rifà al fascino della natura.

"Love is love" è un piacevole pezzo ballabile che ricorda ritmi latini; mentre "Beautiful Swinging town", dalle sonorità  Lennoniane, comincia con la sveglia ed i rintocchi del Big Ben di Londra per portarvi in una passeggiata da Waterloo Station..... ci fa venire il dubbio se si tratti della Londra di oggi oppure la Swinging London Town dei mitici Sixties? 

Altro bel giro armonico dedicato a "Lil": "il vento non la porterà via e la ricorderò per sempre"...così come "Cindy", arricchita dal suono del sitar, che contribuisce a creare un'atmosfera appassionata.  

Pezzo bellissimo "Goodbye, goodbye", triste addio a una ragazza che lascia vuoto e tristezza, pur se con  bei ricordi; così come "Regrets" ... bell'intro di tastiere e  ottima interpretazione vocale; "Tonight" ci offre un bellissimo riff di tastiere, anche se siamo al freddo in pieno inverno! 

"It's still rock'n and roll (to me)" è un rock molto dolce per la verità accompagnato da un giro di chitarre di grande effetto. Chiude il cd la bella "Tonight".

L'amico Maurizio ha composto testi e musiche ed ha inoltre suonato tutti gli strumenti personalmente, mixando le varie tracce in un prodotto finale molto bello e di sicuro successo.

venerdì 30 dicembre 2011

USI E COSTUMI NELL'ITALIA DEGLI ANNI '60 - Parte II



USI E COSTUMI NELL'ITALIA DEGLI ANNI '60

PARTE II Gli spettacoli, la moda e i ragazzi.

La Rai ed il cinema, in misura minore, censuravano le ballerine e le attrici misurando i centimetri di pelle che veniva scoperta, censurava quindi anche i Beatles, i capelloni ed anche la loro musica, tutto quanto pareva "sovversivo". Al cinema, i films erano vietati ai minori di 14, 16 e 18 anni, a seconda dell'oscenità del contenuto; ed erano sempre scene a sfondo sessuale che ora fanno sorridere. Non si parlava assolutamente di omosessualità e molti non sapevano nemmeno cosa fosse. Nella prima metà del decennio, poche erano le donne a voler prendere la patente di guida e venivano prese in giro dagli uomini: donna al volante, pericolo costante!

Abbigliamento. Le poche lire in tasca non ci permettevano, almeno nella prima parte del decennio, di vestirci seguendo le mode d'Oltreoceano e d'Oltremanica. Del resto anche nei video dei Beatles &C si vedono ragazzine scalmanate vestite con gonne al ginocchio e calzini. Ma in USA i jeans arrivarono presto; in Italia le ragazze in pantaloni erano giudicate male; così, gonna a pieghe al ginocchio e calzettoni di lana, d'inverno, con le cosce sempre gelate per il freddo; calzini orrendi d'estate; al mare, costumi interi, pochissimi i "due pezzi", i bikini ridotti, poi ce li sognavamo...si era maggiorenni a 21 anni quindi soggetti alla patria potestà... bisognava ubbidire! Le calze lunghe, di seta, erano per le donne adulte, che a dire la verità parevano delle vecchie già a 30/40 anni. ( non ricordo di aver mai visto ottantenni negli anni '60; erano rarissimi)... le calze di seta, permesse non a tutte  dopo i 14 anni,non stavano su da sole; ci voleva il reggicalze, all'epoca fastidiosissimo e scomodo. Guai ad entrare in chiesa in pantaloni; niente chitarre nelle chiese; ai funerali, velo nero e vestiti neri! A scuola, grembiule bianco col fiocco e colletto durissimo alle elementari, grembiule nero alle medie! Persino alle guide, le girl scouts italiane, dovevamo mettere la gonna, anche durante lunghe escursioni, e, se intonavo una canzone dei Beatles, venivo zittita con: "vietato cantare canzoni non scout!". Anche le chitarre erano bandite nei raduni scouts e nelle chiese mentre oggi proprio alcune canzoni dei Beatles o di John Lennon come a d es. "Happy Christmas" fanno parte del repertorio cantato in queste occasioni!
I ragazzi, in genere con i capelli corti, indossavano solitamente la giacca (anche perchè c'erano poche altre alternative). I jeans e le scarpe "da tennis", come quelle quelle con famose, bianche con tre strisce blu, (un modo, per i primi, di essere controcorrente), apparvero poco a poco più tardi.

L'unico aspetto positivo di questo stato di cose era che, facendosi desiderare, le ragazze avevano un gran numero di ragazzi ... che facilmente si innamoravano, talvolta anche follemente di loro (anche perchè per un ragazzo di allora, era già tanto poter dare un bacio), e ci facevano sentire importanti e bellissime.

Sembra impossibile l'enorme differenza coi tempi odierni, dopo soli 50 anni eppure era così!
Ma era la normalità.
Per cui, non invidiateci troppo.... ho reso bene l'idea?

giovedì 29 dicembre 2011

USI E COSTUMI NELL'ITALIA DEGLI ANNI '60 - Parte I

PARTE I La morale familiare e scolastica

Riprendo il mio racconto facendo un passo indietro. Chi invidia la nostra generazione, deve considerare il background culturale in cui siamo cresciuti: l'Italia nell'epoca del boom economico era  certamente ottimista, le persone erano in genere buone ed esisteva spirito di solidarietà; ma era anche bacchettona ed ipocrita. Vogliamo spiegare più in dettaglio?

La società era, dopo la guerra, in rapido cambiamento per quanto riguarda l’economia, la morale, il costume, la concezione della famiglia. La Chiesa e la Democrazia Cristiana, molto vicine tra loro, erano le figure istituzionali dominanti. La Dc con i propri parlamentari e la Chiesa con la  sua gerarchia contribuirono a dare al paese una certa connotazione politica ed economica, ma soprattutto sociale e morale.
L' Italia di quegli anni non brillava certo per la sua apertura verso le innovazioni sociali, culturali e di costume. L'idea, propria della Chiesa, della famiglia, veniva  concepita come "cellula della società", istituzione rigida e da dover a tutti i costi preservare dai mutamenti. I nostri genitori, soprannominati poi "matusa", si facevano carico (responsabilmente ma in buona fede per il bene dei figli) di portare avanti questi ideali, insieme alla chiesa e alla scuola.


Per le ragazze la verginità era un valore e bisognava arrivare "intatte" al matrimonio in chiesa; l'abito bianco  infatti lo testimoniava ed era appunto il simbolo della verginità.
Non essendoci il divorzio, in Italia,(introdotto dopo battaglie e polemiche, solo nel '70) il matrimonio era "per tutta la vita" e per lo più era la donna a dover sopportare situazioni familiari pesanti. Il matrimonio era "una pezza che non si scuce più", sospiravano in molti, e questo mi faceva rabbrividire. Non si poteva assolutamente convivere senza sposarsi, la coppia sarebbe stata "concubina" e condannata dalla morale comune. Da sposata poi la donna era particolarmente svantaggiata e soggetta in tutto, anche economicamente, al marito; il lavoro fuori casa era scoraggiato per la donna se non per esigenze economiche della famiglia; se tradiva era passibile di condanna, a querela del marito, e punibile con un anno di reclusione; due anni se portava avanti una relazione da tempo. Il  marito adultero, invece, ne usciva indenne! Perchè solo la donna era punita? Queste norme vennero abolite solo nel 1968/69.
La chiesa disapprovava i rapporti prematrimoniali ed anticoncezionali non ce n'erano; la pillola anticoncezionale venne legalizzata nel 1971 e  poi lo stesso demonizzata.

Sono sempre stata una bambina sveglia, dotata di grande spirito di osservazione, poi da piccola leggevo tranquillamente giornali e riviste dedicate agli adulti. Quello che mi colpiva sempre era.. "l'irreparabile"... "tra i due era successo l'irreparabile ed erano convolati al necessario matrimonio riparatore".... questo leggevo sempre... le attrici, cantanti che avevano relazioni e figli fuori dal matrimonio venivano condannate da tutti! Ma loro non erano donne comuni, potevano forse permetterselo... Basti citare ad esempio la relazione, che fece scandalo all'epoca, tra il campione di ciclismo Fausto Coppi e Giulia Occhini, conosciuta come "la Dama bianca"; questo fatto era avvenuto nella seconda metà degli anni '50, ma se ne parlò molto anche in seguito. Erano entrambi già sposati e furono fortemente avversati dall'opinione pubblica; la donna fu condannata apertamente anche dal Papa, fu denunciata dal marito per adulterio e scontò un mese di carcere, poi fu agli arresti domiciliari.
Ah, che tempi!

La chiesa si dava molto da fare, al catechismo con noi bambini, con prediche e messe obbligatorie sempre in latino la domenica e non solo,minacciando castighi  infernali a chi trasgrediva. I preti portavano sempre la tonaca ed erano  molto autorevoli e severi, come pure le suore, che numerose gestivano scuole, ricoveri ed ospedali.

Le scuole erano severe, i professori pretendevano molto; per essere promossi, occorreva spesso studiare cinque, otto ore al giorno... i brutti voti erano una tragedia ed a casa si era puniti se non si studiava abbastanza. Le paghette non esistevano (come pure le distrazioni tipo playstations...) ed anche i figli delle famiglie, con maggiori disponibilità economiche, avevano in genere poche lire in tasca.

giovedì 22 dicembre 2011

"GIRL...c'era una volta una beatlesfan" il libro di Marzia Tomei

"Girl...c'era una volta una beatlesfan" è un'autobiografia  dell'amica Marzia Tomei che rende molto bene, attraverso racconti personali che si rifanno alla sua infanzia, adolescenza e prima maturità, l'atmosfera di quell'epoca ormai tanto celebrata come una favolosa, "golden age" di cui forse non si legge mai abbastanza e che continua ad incuriosire chi non l'ha vissuta.


L'infanzia e l'adolescenza trascorse in provincia di Lucca sono descritte dettagliatamente; sullo sfondo gli svaghi innocenti che tutti, di questa generazione, ricordiamo: i pochi programmi televisivi visti tutti insieme al bar; i giochi spensierati all'aria aperta che davano sfogo a mille invenzioni creative per divertirsi; poi la scoperta dei Beatles e di conseguenza l'interesse per l'Inghilterra e tutto il British System; la Beatlesmania tipica comune a molte adolescenti di allora: le rappresentazioni davanti al registratore, la compilazione di album di ritagli di giornale e così via....

Le numerose vere e profonde amicizie, coltivate anche con lunghissime lettere scritte a mano, altro aspetto importante che mette in risalto lo spirito di solidarietà e fratellanza che ci univano da ragazze; il Piper di Roma....ebbene, si...e l'amore comune per la musica che emergeva in quegli anni...

Le circostanze della vita portano Marzia in Inghilterra nel luglio 1969. Interessanti le sue reazioni all'impatto con la British way of life, completamente diversa da quella italiana...la nostalgia di casa si fa presto sentire, ma il lavoro e le numerosissime amicizie la fanno in breve diventare parte di quella comunità di giovani, vestiti coloratissimi, spesso con abiti fai-da-te (DIY do it yourself), il cui  mezzo di trasporto più comune era l'autostop che li portava a conoscere persone nuove e a stringere amicizie; durante il passaggio ci si rifocillava e ci si scambiavano indicazioni stradali per il viaggio, compiuto sia per fini turistici, che per raggiungere i luoghi dove si svolgevano i vari concerti.. uno fra i tanti, Pink Floyd Hyde Park free concert, 1970!!

Fu un periodo meraviglioso ma breve, che anche io ricordo con emozione sebbene vissuto qualche anno dopo, "per il senso di amicizia, di appartenenza, voglia di libertà e comunicazione, tutte cose che univano parte di una generazione che ha iniziato un percorso di cambiamento in ogni angolo dela società. Molte idee erano utopie, difficilmente realizzabili, anche se per molti erano fattibili e per le quali valeva la pena di combattere....una lotta a volte violenta, tesa ad affermare la supremazia delle utopie sulla realtà." Il solo pensiero di aver in qualche modo contribuito a cambiare qualche cosa in quel modo di vivere ci fa ancora oggi sentire bene!! Vi interessa l'argomento? Volete saperne di più? Leggete "Girl...c'era una volta " e seguite anche il mio blog.

martedì 1 novembre 2011

Impressioni dal film "Living in a material world" di Martin Scorsese


Pensavo che, nel decennale della morte di George Harrison, un film-documentario di 3 ore e mezza mi avrebbe troppo emozionata. Invece il film, voluto da Olivia e Dhani che hanno raccolto e mostrato parecchio materiale inedito, descrive la figura di George a livello professionale e personale, dando rilievo soprattutto al viaggio artistico dal mondo materiale in una ricerca di serenità spirituale interiore, che ha sempre portato avanti seguendo e praticando le filosofie indiane, nonostante le inevitabili lotte interiori.
E' un film certamente dedicato ai fans ed agli estimatori del grande artista George Harrison, che si snoda in filmati d'epoca legati insieme da interviste inedite a Olivia e Dhani Harrison, Paul McCartney, Ringo Starr, Pattie Boyd, George Martin, Eric Clapton, Jeff Lynne, Klaus Voorman, Eric Idle, Tom Petty e Phil Spector.

Il docufilm descrive l'ambiente musicale fino al 1974 circa, poi il suo amore per il cinema, che lo vede anche in veste di produttore, ed infine lo vediamo nella sfera privata, come marito e padre.

Lo vediamo in tutte le fasi della sua vita breve ma intensa: l'infanzia a Liverpool, l'avventura con i Beatles che lo vede emergere a poco a poco nonostante le imponenti personalità artistiche di
Paul e John; belle le foto di Astrid Kircherr nella soffitta di Amburgo; eccolo comporre i suoi brani, modesto e silenzioso. Della sua vita da Beatle non viene raccontato molto, e molti suoi famosi pezzi come "Taxman", "Old brown shoe", "If I needed someone" non vengono citati; viene però mostrata la lite con Paul durante le riprese del film Let it be; ho riconosciuto alcuni brani ed interviste tratte
dall'Anthology, ma anche molte foto e documenti inediti.

Eccolo sposo felice accanto a Pattie Boyd. Avevano due caratteri differenti, e la cosa emerse quando lei venne invitata da Eric Clapton, a casa sua per ascoltare una certa canzone... ed era Layla! Dedicata a lei... il resto lo conosciamo.... ma Eric è sempre rimasto amico di George, ed appare molte volte nelle interviste.

Grande parte del film è poi dedicata al suo amore per il sitar che deve essere difficile da suonare e questo si vede dalla lezione con Ravi Shankar e da altri video inediti. George cercò sempre di meditare seriamente come gli aveva insegnato il Marahishi, e piu tardi Swami Vivekananda; la filosofia indiana lo intrigò talmente che lo vediamo viaggiare varie volte in India. Inoltre produsse il disco degli Hare Krishna che arrivo tra le prime posizioni in classica e che li fece conoscere a livello mondiale.

La morte di John Lennon lo addolorò profondamente perchè questo distacco troppo improvviso dell'anima dal corpo non consentì alla sua anima di andarsene in pace. Let it be me è colonna sonora della sequenza dedicata alla morte di John.

Naturalmente vengono mostrati spezzoni del celebre "Concert for Bangladesh", che gli costò non pochi sforzi, dal punto di vista organizzativo; ma la cosa più interessante è constatare che, nelle classifiche Top 30 del 1971 estere George fu primo, sia tra i 45 giri con "My sweet Lord" e con l' LP "All things must pass", (prodotto da Phil Spector, altro personaggio molto intervistato),
cosa quasi mai avvenuta per nessun altro artista, come pure la vendita di un album triplo. Un grande successo da solista che dunque lo vede emergere come grande artista a pari livello degli altri due ex Beatles e che gli valse in seguito, con "Living in the material world", un Grammy award come "Album dell'anno".
George espose queste sua passione per la filosofia indiana insieme a quella per la meditazione trascendentale davanti ad intervistatori, professionisti di un certo livello, molto scettici in quanto in quegli anni lo si accusava di sfruttare argomenti spirituali e religiosi al servizio di canzonette....

Pensate che Scorsese renderà famoso per i posteri il Red Ronnie che appare pochissimi secondi, di spalle, (ma è lui) in una sua intervista a George.

Nel film trova spazio anche il suo amore per le macchine da corsa e l'amicizia con il grande campione di Formula 1 Jackie Stewart che ne parla come del grande amico che ha saputo trovare le parole giuste per dargli la forza di anadre aventi dopo il terribile incidente, in pista, che lo rese invalido su sedia a rotelle.

Si vedono anche filmati inediti di tutti i tipi: un video di Deep Blue del 71; del supergruppo Travelling Wilburys, del quale George fece parte insieme a insieme a Bob Dylan, Tom Petty (ex Heartbreakers), Roy Orbinson e Jeff Lynne; appare un video inedito seduti mentre suonano attorno ad un tavolo ed alcune splendide riprese del tour del '74.

Parecchi filmati privati lo mostrano nell'immenso parco della villa a Henley on Thames (120 stanze... a proprio material world... di proprietà in precedenza di Mr Crisp al quale dedicherà il brano "Ballad Of Sir Frankie Crisp" e ancora prima collegio religioso di suore dell'ordine di Don Bosco), o in viaggio in India tra il 1974 ed il 1976. Filmati che riguardano la composizione delle canzoni di "All Things Must Pass" e di "Living in the Material World" vengono mostrati per esteso, senz'altro inediti!

Fu anche coinvolto nel divertente film dei Monty Python, come racconta l'intervista con Eric Idle.

George insomma emerge come una persona dalla doppia personalità, spirituale ma anche materiale, certamente... Lo vediamo in veste privata di padre, mentre suona e col figlio Dhani, prima bimbo, poi adulto. Olivia racconta il drammatico episodio dell'aggressione che subirono nella villa nel 1999, periodo in cui era già gravemente malato... Ringo racconta, molto commosso, che lo andò a trovare nella clinica in Svizzera. Della sua morte parlano con le lacrime agli occhi Ringo ed Olivia... George lasciò il suo corpo in pace mettendo in pratica le sue credenze religiose...lasciando a noi la sua musica fantastica... RIP in peace George, anzi no! LIVE FOREVER in our hearts!!!
by Rita Tunes


domenica 9 maggio 2010

60s ORIGINAL BEATLES VYNIL LP COLLECTION of RITA TUNES





These are but a few of my earliest records bought in the '60s. All in Italy except for Let it be, and the solo albums. After 45 years, all spoilt and worn out...but still there!

sabato 1 maggio 2010

Concerto dei BEATBOX (BEATLES Tribute Band) a Genova 30-4-2010

Fantastica serata all'insegna degli anni 60, con canzoni dei Beatles eseguite molto bene dai Beatbox che hanno anche spiegato la storia e l'importanza dei Beatles nella scena musica mondiale.
 Dopo di loro la musica rock, i costumi, la mentalità delle persone non sarebbero  più stati uguali.
Hanno spiegato bene nell' introduzione:
" Gli anni '60 hanno cambiato il nostro modo di vivere, ed i
Beatles ne sono stati i protagonisti....c'era una forte volontà a voler cambiare il mondo,
 ma non ci si è riusciti....ma almeno, il mondo non ha cambiato NOI !!"
Ed infatti, dopo 45 anni eccoli qua, a proporre ai più giovani il "feeling" di allora, con abiti e strumentazioni studiati nei minimi particolari, l'entusiasmo coinvolgente e trascinante per persone di tutte le età....chi allora non c'era, è rimasto sorpreso...io che ero presente, da tredicenne, al concerto dei Beatles al Palasport il 26 giugno 1965, ho piacevolmente potuto riascoltare dal vivo le mie canzoni "del cuore" con un'ottima acustica, emozione, e la consapevolezza che allora "davvero erano bravi...molto, molto bravi..."

domenica 14 marzo 2010

1970: La scoperta (tardiva) della Swinging London

…….finchè, nel maggio 1970, ebbi l'incredibile opportunità di andare a Londra: un viaggio organizzato di pochi giorni! Non mi sembrava vero finalmente, avevo la fissazione ormai dell'Inghilterra! I miei amici mi invidiavano, erano pochi quelli che prendevano l'aereo allora, e mi riempirono di richieste: chi voleva un poster, chi un cinturone alto con la fibbia/borchia come quello di John Lennon, chi una copia del Melody Maker, chi una minigonna DOC e chi …il padellone di" Let it be!" in Italia non era ancora uscito, e tutte queste cose non c'erano!
Doveva davvero essere un altro mondo quello!
Il termine "Swinging London" risale al 1966. Il settimanale americano Time citò l'aggettivo usato dal direttore del mensile londinese Encounter, il quale tentava di descrivere ciò che stava accadendo da qualche tempo in città. Una traduzione di" swinging" è : libertà di azione e di movimento, ma anche eccitante, piacevole.
 E questo, certamente, era diventata Londra in quegli anni.


Apparve subito una rivoluzione dei costumi e toccava l'abbigliamento e le abitudini sessuali, la musica e la politica, la mondanità e il linguaggio. La Swinging London introdusse vocaboli come "trendy" (di tendenza) e la dicotomia" cool" (letteralmente, fresco; in realtà moderno, attraente) e "square" (sul vocabolario: quadrato; in effetti retrogrado, chiuso).

Le idee-guida della Swinging London e degli Swinging Sixties erano il divertimento, l'informalità e la gioventù: idee rivoluzionarie, in una società gerarchica come quella inglese. Tutto il periodo si può ricondurre a questi valori (o come dicevano gli adulti, disvalori). Per rendersene conto, basta ricordare i protagonisti della scena: "the scene" era il termine teatrale con cui veniva definito l'insieme delle novità. Mary Quant, una studentessa del Goldsmith's College, creava la minigonna e contribuiva a lanciare modelle che solo pochi anni prima sarebbero state improponibili, come la scheletrica Twiggy, soprannominata in Italia "ramoscello"(dall'inglese"twig =ramo), in un'epoca cha ancora apprezzava molto le maggiorate. Portava la minigonna molto corta, ed occhi truccatissime con grandi ciglia finte…Twiggy mi piaceva molto: essendo sempre stata magra di costituzione, finalmente ero alla moda anche io, in un mondo che aveva voluto allora le donne  bene in carne! Alle ragazze di oggi sembrerà strano, ma negli anni '60 in Italia era obbligatorio NON essere magre!
Il parrucchiere Vidal Sassoon introduceva tagli destinati a durare altrettanto poco (con una costante: i capelli lunghi degli uomini).
 I Beatles, i Rolling Stones e gli Who  diventavano modelli di comportamento, e dettavano legge in fatto di moda. Anche in Italia si cominciavano a vedere camicie strette e sgargianti per i ragazzi, poche erano ancora le ragazze che osavano la minigonna e logicamente grandi erano le liti con gli adulti per potersi vestire in quel modo.
Così, alloggiata in un albergo di Piccadilly, cercai di sfruttare al meglio l'unico pomeriggio libero a disposizione. Londra mi era subito sembrata una città molto civile, con gente educata e garbata, molti gentlemen erano vestiti tradizionalmente, avevano ancora la bombetta (top hat) ed erano molto formali nei modi.

 Ma cosa potevo fare nelle poche ore a disposizione? Troppo lontana era  Abbey Road, e, ormai delusa dalla separazione dei Fab, puntai dritto su Carnaby Street. Mi incamminai da sola, correndo, con la piantina in mano, lungo Regent Street:  svoltai in Beak street, ed alla seconda traversa…..
mi sembrò di entrare in un'altra dimensione! In Carnaby Street c'erano solo giovani, i ragazzi avevano tutti i capelli molto lunghi ed anche abbastanza curati, il famoso cinturone con borchia, medaglioni in quantità sul petto, orecchini e bracciali. Le ragazze ormai la minigonna l'avevano già quasi dimenticata ed erano per lo più in gonna lunghissima che toccava quasi terra, piene di collane molto belle e platform shoes (zatteroni) ai piedi. I negozi, quasi tutti di musica, di oggettistica e moda "giovane" avevano le porte aperte e diffondevano per tutta la strada la musica che piaceva a me. I prezzi erano abbordabili e feci le mie compere! Quanti posters e gadgets! in Italia ce li sognavamo! Dappertutto l'LP" Let it be "suonava in continuazione e ne presi subito uno, che poi riportai, impacchettato per bene in valigia, in Italia: ebbi il mio momento di popolarità tra i miei amici, che venivano tutti a casa mia per ascoltarlo in "anteprima"!Feci parecchie foto con la Polaroid appena acquistata ma, purtroppo, quelle foto che uscivano immediatamente venivano fissate con un liquido che negli anni svanì del tutto…… come l'atmosfera indimenticabile di quel pomeriggio.

In questo periodo in 38, Carnaby St, si tiene una mostra per i 50 anni della Swinging London" (1960/2010)  fino ad aprile, orario 10a.m/6p.m.


Se potete andarci, raccontate!



mercoledì 10 marzo 2010

1968/69: fermenti e raduni giovanili (II)

Alla fine del decennio le inquietudini e le ribellioni di adolescenti e ventenni misero in dubbio l'importanza del benessere materiale, il che cominciò a scavare un profondo dissidio fra la generazione che aveva fatto la guerra e quelle successive. Questa "generation gap" in Italia era profonda e gli adulti, soprannominati "matusa", non capivano i giovani. Questi dovevano battagliare per avere una minima libertà personale che in altri paesi era data per scontata. 
Tra gli altri problemi, mi rendevo conto del fatto che i i 4 Beatles sorridenti e spensierati con la divisa e gli stivaletti a punta, nel giro di 6  anni, non esistevano più. La loro  produzione musicale cambiava, si evolveva in modo innovativo, i Beatles  seguivano (o precorrevano?) le tendenze, erano circondati da numerosissimi gruppi musicali che, in una esplosione collettiva, contemporaneamente venivano alla luce.
 Nel 1969 uscì il film "Easy rider" e divenne subito un cult-movie, con la colonna sonora degli Steppenwolf (Born to be wild), the  Byrds, Jimi Hendrix. Il mito "on the road " affascinava i giovani che, con sacco a pelo e zaino, giravano il mondo compiendo il famoso "Trip" . Meta preferita era, naturalmente, l'India.


Per me fu un  periodo tormentato, delusa  dalla  possibile e chiacchierata   separazione dei Beatles , dopo l'apparizione inquietante al fianco di John di una certa giapponese  ...…beh si diceva in giro che certo si sarebbero presto separati a causa di  problemi di interessi economici ed artistici ormai divergenti, disaccordi, liti.
 Altro che peace & love! Non ci volevo credere ed andai in crisi.
 Perché, di tutti i gruppi, proprio il mio preferito si scioglieva? Intanto i Fab registravano i tanti brani che avrebbero poi fatto parte dei futuri album" Abbey Road" e " Let it be". Durante le registrazioni di" Let it be" si filmò l'omonimo documentario, ma per il disaccordo sui risultati venne trattenuto negli archivi e sarebbe poi uscito  nel 1970, "trattato" dal produttore americano Phil Spector. Rimediarono realizzando in seguito  il brillante ma diseguale "Abbey road", album comunque di livello eccezionale. Il 31 gennaio  li vidi in televisione nel solito filmato di cronaca di qualche minuto, mentre si esibivano nel famoso "rooftop concert", tenuto all'ultimo momento sui tetti della loro casa discografica.
Scandalo dei benpensanti . Pure sui tetti andavano a suonare!


Dopo l'uscita di "Yellow submarine",  a marzo vi furono i due matrimoni:  di John con Yoko , che manifestarono poi per la pace nei vari beds- in , prima ad Amsterdam poi in Canada , che, con grande scalpore, venivano definiti "trovate sconcertanti", poi  il matrimonio di Paul con Linda (normale essere invidiosa, per una fan). 
John praticamente iniziò una carriera da solista con la moglie ( Plastic Ono band, Live peace in Toronto, Two Virgins,) e capivo che il gruppo si stava ormai disgregando. Quello che non accettavo era il fatto che altre bands, come ad esempio gli Stones, avevano mogli e famiglie ma non le facevano  suonare nei loro concerti e soprattutto restavano uniti!
L'estate del 1969, anno cardine nella storia del rock, ci regalò  il celebre raduno di Woodstock a metà agosto dove, tra gli altri, si distinsero Jimi Hendrix, gli Who, i Ten Years After,  ed a fine agosto, quello dell'isola di Wight, il secondo, che attirò circa 150.000 spettatori per la presenza di Bob Dylan e la sua band, a cui parteciparono tutti i Beatles tranne Paul in qualità di spettatori. Intanto anche in Italia si cominciava a  parlare apertamente dell'uso di droghe da parte di questi miti del rock che  venivano sempre più criticati per i loro stili di vita.  Infatti nel '70 sarebbero poi morti non ancora trentenni Jim Morrison, Janis Joplin, Jimi Hendrix......
Quell'epoca dorata stava  dunque finendo, se si pensa ai tristi episodi di violenza al festival degli Stones ad Altamont e con la sanguinosa strage di Bel air, quartiere vip di Los Angeles, dove sembra che gli assassini fossero malamente influenzati dalla locale interpretazione della controcultura.
Nel settembre del '69 uscì finalmente  "Abbey Road " ma uscì anche "Live peace in Toronto", dove John non era più con i Beatles. Come avrebbero poi detto i Fab superstiti nei video dell'Anthology, fu un lento scioglimento negli anni come avviene quando una coppia, una volta felicemente sposata, divorzia.
I Beatles andavano avanti ormai tra dissidi e litigi e si capiva che quello sarebbe stato il loro ultimo album insieme. L'inverno del '69 e la primavera del '70 fui impegnatissima a preparare gli esami per la maturità classica, che allora non era per niente facile, confortata però  dalla colonna sonora di Abbey Road.   
……….. Ma proprio nel maggio 1970……..

domenica 28 febbraio 2010

LEGGI Il BLOG come un libro

Il blog è anche leggibile come un libro con le pagine (per quanto scritto fino ad oggi - ed. feb 2010)... buona lettura.

giovedì 18 febbraio 2010

1968/1969: meditazione e fermenti giovanili (1)

All'inizio del 1968 vidi le foto dei Beatles che meditavano in India ,e lessi sui giornali che si trovavano  presso l'ashram himalaiano del Maharishi Mahesh Yogi, che aveva diffuso  una tecnica tradizionale di meditazione  da lui chiamata  "meditazione trascendentale". Secondo il suo insegnamento questa tecnica aumenta l'ordine delle onde cerebrali e conseguentemente la chiarezza mentale ,inducendo una rigenerazione spirituale. Maharishi stesso, nonostante alcune critiche e  fraintendimenti, di fatto non insegnava nessun tipo di teologia né richiedeva l'adesione ad una fede particolare. I Fab vi andarono in un gruppo che comprendeva  tra gli altri Donovan e  Mike Love dei Byrds, diventato insegnante di meditazione a sua volta.
Era una specie di reazione al velleitarismo distruttivo di una parte dei movimenti giovanili dell'epoca, imperniato sulla non-violenza: il Maharishi sosteneva che la meditazione avrebbe cambiato il mondo.
Ma nelle università americane e francesi era nata la contestazione studentesca che voleva cambiare le cose in un altro modo. Il movimento si diffuse presto in Italia e raggiunse  parecchie scuole superiori.
 Nell'anno scolastico 1968/69 capitai in un liceo "caldo", nella classe più "impegnata" della scuola. Le assemblee erano continue e gli insegnanti non potevano spiegare, però poi ci chiedevano lo stesso il programma ed io, che non ero abituata, mi ritrovai ben presto  a sgobbare notti intere per far fronte alle interrogazioni programmate.
 Se non si passava, si perdeva facilmente l'anno, cosa che assolutamente non potevo permettermi. Non fu un anno facile e mi ritrovai ad invidiare i Fab che, vestiti da hippies, (fingevano?) belli tranquilli di meditare.
Ma mi consolai subito col nuovo White album che, uscito quell'inverno, era il loro nuovo regalo. C'erano 4 magnifiche foto  dei Fab che subito, armata di cacciavite, fissai sulle 4 ante dell'armadio in camera mia,  togliendo le stampine "classicheggianti" che non mi piacevano. La reazione in casa fu di sgomento ma le foto rimasero. Quell'anno in camera mia comparvero anche  cuscini e tappeti su cui mi rilassavo facendo yoga e meditazione e ascoltando la musica con gli amici!
Avevo infatti trovato finalmente un gruppo di ragazzi che amavano i Fab e la musica che mi piaceva e suonavano, riuniti nei garage che trovavano disponibili, i loro pezzi e talvolta nei locali quando ne trovavano uno  adatto. Infatti a scuola le assemblee musicali non erano certo ancora permesse! 
I Fab presero posizione, nel loro pezzo "Revolution" nei confronti dei moviment giovanili: "But if you talk about distruction, well you know that you can count me out…" e gli Stones, mesi dopo, in "Beggar's Banquet", in "Street Fighting man": "But what can a poor boy do, but to sing in a rock'n'roll band" dichiarando London town una città "sleepy" dal punto di vista della contestazione.....

sabato 13 febbraio 2010

1967: The summer of love, San Francisco, the Swinging London

Ed ecco l'anno della svolta, durante il quale mi arrivavano di continuo e molto velocemente gli echi di avvenimenti e di innovazioni musicali così entusiasmanti da rendere unica ed irripetibile l'atmosfera che mi circondava.
Non che in Italia questi fermenti venissero vissuti pienamente, però a poco a poco si diffondevano anche nel nostro paese proprio verso la fine del 1966/67, e finalmente anche in radio, gruppi innovativi come i Byrds dalla West Coast, la risposta americana al pop dei Beatles, che mi piacevano sia per le melodie che per la parte vocale improntata su cori in falsetto (tutti i componenti erano, oltre che capaci musicisti, anche validi vocalists). I loro brani - specialmente quelli riferiti alla prima produzione - davano la sensazione di "volare in alto", come gli uccelli da cui avevano preso a prestito, storpiandolo, il nome.
Mi piacevano perché appunto mi ricordavano i Fab in versione americana. Avevano spopolato con con
"Mr Tambourine Man "di Bob Dylan, ma Bob e la cosiddetta "canzone di protesta" non era completamente capita qui, io stessa preferivo in quegli anni  ascoltare lo scozzese Donovan, chiamato
"il menestrello", ispirato da ballate popolari tradizionali o dai fermenti pacifisti del mondo giovanile. Ricordava in effetti Dylan vagamente nell'aspetto, nel modo di cantare accompagnato dalla sola chitarra e dall'armonica a bocca e nella ispirazione venuta dal comune maestro Woody Guthrie. La sua "Mellow yellow"ebbe un enorme successo. Per un paio di anni Donovan fu uno degli esponenti più significativi della "Swinging London"la Londra di quegli anni, dove la musica diventava un bene di consumo per masse sempre più grandi di giovani; in questa musica volevano trovare i messaggi sociali, l'apertura verso le culture orientali e le percezioni "allargate" della cultura psichedelica… questa "swinging London" era diventata per me un richiamo irresistibile e mi pareva il centro dell'universo.
Il mio unico sogno era poterci andare, un giorno!
E poi Yardbirds, Beach Boys, Bee Gees, Mamas &Papas, Eric Burdon and the Animals, anche lui a farci sognare con la sua "San Franciscan nights"! Solo per citane alcuni!
Come riuscire a seguire tutta questa nuova musica fantastica che cominciava ad esaltarci tutto d'un tratto, fino allora qui da noi quasi sconosciuta?


Le informazioni arrivavano e lessi che nel gennaio 1967 l'enorme raduno all'aperto di San Francisco rese popolare la cultura hippy in tutti gli Stati Uniti, richiamando 20.000 persone al Golden Gate Park.
 Il Monterey Pop Festival dal 16 giugno al 18 giugno diffuse la musica rock della controcultura ad un vasto pubblico e segnò l'inizio della Estate d'amore." The Summer of love", Scott McKenzie della canzone "San Francisco", divenne un enorme successo negli Stati Uniti e in Europa. Il testo:
" If you're going to San Francisco, be sure to wear some flowers in your hair" cioè "Se stai andando a San Francisco, assicurati di indossare dei fiori nei tuoi capelli", convinse migliaia di giovani di tutto il mondo a recarsi a San Francisco, a volte portando fiori tra i capelli e distribuendoli ai passanti, guadagnandosi il nome di "Flower Children".Il fenomeno rimase noto come Flower power.
 Gruppi come i Grateful Dead, and the Holding Company con Janis Joplin e i Jefferson Airplane erano rappresentativi di quel fenomeno di costume. Anche la liberazione dei costumi sessuali ebbe inizio da qui.   "The times are a-changin'"..cambiavano i tempi...aveva ragione Bob Dylan, che apprezzai dopo...
25 giugno 67 in mondovisione, in 157 nazioni, fu trasmessa su programma satellitare" All You Need is Love". I Beatles presentarono il pezzo in diretta da Londra. Ricordo di averlo visto alla televisione (ma fu di breve durata). Ma in quella Summer of Love uscì il nuovo album dei Beatles," Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club band". Quando lo comprai restai perplessa: cosa ci facevano i Fab così vestiti, mi parevano un po' ridicoli…volevano fare gli psichedelici pure loro? Lo so, fui irriverente verso il primo" concept album" della storia, ma rimasi folgorata quando ascoltai il pezzo "Lovely Rita"!
Passai l'estate in uno stato di esaltazione maniacale perché Paul lo aveva intitolato col mio nome! " Lovely Rita"! NON RIUSCIVO A CREDERCI! Lo ascoltavo di continuo..
Cominciai ad incontrare gli hippies in quell'estate, giravano in autostop con i loro zaini e venivano dagli USA ma anche dall'Olanda, Germania, paesi del nord Europa.Come tutte le adolescenti dell'epoca non ero libera di girare per conto mio per il mondo, ma ebbi modo di parlare con questi ragazzi, gentili, altruisti pieni di ideali: si parlava dell'esistenza di Dio, della pace,  di amore, di amicizia, di musica, dei paesi che avevano visitato, dei valori diversi dalla generazione precedente che cominciava ad essere contestata...